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Schwarze C., Cimaglia R. Clitici

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Schwarze C., Cimaglia R. Clitici
Roma, 2010. — 36 pagine.
I clitici (dal gr. klíno «flettersi») costituiscono una categorie di parole variegata, caratterizzate essenzialmente dal fatto di essere brevi o brevissime (monosillabe o bisillabe); particelle, non autonome, simili per molti aspetti agli affissi. In italiano, sono clitici le cosiddette particelle pronominali, cioè forme atone del pronome personale (mi, ti, gli, ecc.), alcune congiunzioni (ma) e alcuni pronomi e avverbi (ne, ci, vi, ecc.). I clitici condividono con gli affissi il fatto di non avere accento proprio e di doversi attaccare a un’altra parola con cui formano una stretta unità anche prosodica. Come gli affissi, inoltre, i clitici non possono essere coordinati né negati né focalizzati. I clitici che stanno prima della parola si dicono tradizionalmente proclitiche; quelli che stanno dopo enclitiche. La parola a cui un clitico si attacca è detta il suo ospite.
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